Immagina di essere seduto su una sedia di legno nel mezzo di una stanza bianca, con niente addosso. Sei solo, seduto su una sedia, in una stanza bianca e per di più nudo.
Giri la testa in ogni direzione, ma ciò che vedi è sempre una parete bianca. Dal soffitto un neon emana un’intensa luce, anch’essa bianca, che illumina il tutto. Ti guardi le mani e ti accorgi che pure la tua pelle inizia ad assumere un colorito biancastro, e allora l’inquietudine sale e cominci a respirare più veloce del normale e in breve tempo ti riscopri affannato. Ti alzi, vuoi fuggire, ma appena cerchi di fare il primo passo, una fitta allo stomaco ti butta a terra, in ginocchio. Vomiti. Stai male, ma in certo senso ti senti meglio, almeno non è più fottutamente bianca questa stanza. Ma non ti soffermi tanto su questo pensiero, perché la morsa allo stomaco torna con più violenza e ferocia. Hai paura, non vuoi stare più male. Con grande sforzo ti rialzi e ti lasci cadere sulla sedia. Il dolore passa rapidamente e ti senti sollevato. Sudato e provato sollevi la testa che avevi appoggiato alla sedia per vedere il punto dove hai rimesso. Ma il vomito è sparito; tutto è come prima. Ti maledici, maledici quella stanza bianca. L’ansia prende con prepotenza il controllo della tua mente. Pensi di rialzarti, ma il solo ricordo di quell’artiglio che ti stritola le viscere ti fa cambiare idea. A quel punto decidi di fare l’unica cosa che ti sembra possibile fare: chiudi gli occhi. E il buio ti inghiotte e tu ti senti rincuorato da quella sensazione di oscurità.
Dopo aver assaporato quella sicurezza e quella tranquillità che solo il buio può dare, inizi a dipingerlo, a dargli colore, prima con leggere pennellate, poi con tratti ben definiti. E vai con il verde, con il giallo, il marrone, l’azzurro. Adesso sei in mezzo ad una foresta di querce, senti gli uccelli che cantano e il vento che sposta le foglie. Ti piace, ma vuoi altro. E allora la tua mente cambia tela e ti ritrovi su uno scoglio in mezzo al mare, durante una tempesta. Gli schizzi d’acqua ti bagnano la faccia, l’odore salmastro del mare, misto a quello ionizzato dell’aria, ti inonda le narici. Vorresti farti sommergere da quella forza, da quella meraviglia. Ogni desiderio è un ordine all’interno della propria immaginazione, e così un’onda impetuosa ti colpisce in pieno e ti trasporta a New York, sull’Empire State Building. Ti sporgi sull’orlo e guardi la città dall’alto. Il rumore frenetico degli abitanti ti arriva in lontananza, ovattato. La luce del tramonto colpisce obliqua la metropoli, rendendola surreale e… BOOM! Il mondo si colora di rosso. Apri di scatto gli occhi. La luce bianca ti esplode violentemente dentro. Ci metti un po’ di tempo ad adattarti e appena torni a vedere ti accorgi di essere riverso per terra. Sei caduto dalla sedia. Così provi a rialzarti con la testa che ti gira che ti pulsa. A fatica ti rimetti in piedi. Sistemi la sedia e ti ci risiedi sopra. Provi a chiudere di nuovo gli occhi, ma appena lo fai, avverti subito un senso di vertigine che ti spinge a riaprirli subito.
Sei solo, nudo, seduto su una sedia nel mezzo di una stanza bianca.
Ti senti perduto, l’unica cosa che vuoi è uscire da quella fottuta stanza, in un modo, o nell’altro. Allora ti alzi, fregandotene di quel peso allo stomaco, che da lurido bastardo quale è, è subito riapparso. Fai il primo passo. Vomiti, ma stavolta non ti fermi, non vuoi più tornare su quella sedia. Un altro passo e un altro conato ti scombussola. Se stanco e non riesci a stare in piedi. Gattonando riesci a raggiungere la parete di fronte a te. Appoggi la schiena al muro, ti riguardi intorno, cercando una via d’uscita. L’unica che vedi è quella dell’infinito buio. Scuoti violentemente la testa, non glie la dai vinta a quella stramaledetta sedia. Inizi a graffiare la parete, a prenderla a testate. Pian piano il bianco inizia a sporcarsi, si iscurisce e alla fine diventa rosso. Ti accorgi che sei tu a produrre quel colore. Ogni goccia di sangue che fuoriesce dalle tue mani e dalla tua testa prende vita e divora selvaggiamente il calcestruzzo.
Il mondo si colora di rosso.
Sei in piedi in mezzo alle macerie di una squallida stanza bianca. Intorno altre stanze bianche uguali. Alcune distrutte, altre ancora intatte. Dove prima c’era la parete della stanza, ora c’è il blu intenso della notte. Provi a sbirciare fuori. Ti accorgi di essere dentro uno sterminato grattacelo bianco. Non riesci a vedere l’inizio o la fine, ma percepisci che esiste qualcosa di sensazionale oltre quell’obbrobrioso e gigantesco grattacelo infernale. Guardi i piccoli, brillanti puntini bianchi che sono incastonati nel blu e capisci che c’è solo una cosa da fare. Scoppi a ridere di gusto, contento.
Apri le braccia e spicchi il volo.